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Pacìfico, Ocèano.

(detto anche Grande Oceano, ricevette la denominazione attuale da Magellano). Il più vasto oceano della Terra: si estende su una superficie complessiva di 179.680.000 kmq circa, comprensiva dei mari secondari situati soprattutto nella parte occidentale (Mare di Bering, Mare di Ochotsk, Mare del Giappone, Mare dei Coralli); il volume delle acque è di circa 724 km3; la sua profondità media, escludendo i mari marginali, è di circa 4.282 m. L'O.P. è indicativamente delimitato a Nord dallo Stretto di Bering, che lo mette in comunicazione con l'Atlantico attraverso il Mar Glaciale Artico, e ad Est dalle coste del continente americano, fino a Capo Horn, quindi dall'Antartide lungo il meridiano 68° 04' Ovest; a Sud è determinato dalle coste dell'Antartide fino al meridiano 147° Est; ad Ovest il confine è controverso a causa dell'irregolarità delle coste australi ed asiatiche, frastagliate da arcipelaghi di isole ed insenature. • Geol. - L'O.P. è l'oceano più antico fra quelli oggi esistenti: la sua formazione risale agli inizi del Fanerozoico (circa 570 milioni di anni fa). La sua caratteristica morfologica fondamentale è rappresentata dalla presenza lungo i suoi margini di attive zone di subduzione (sprofondamento della crosta terrestre), situate all'interno di profonde fosse che bordano l'oceano lungo i due margini dell'America Latina e della zona insulare australo-asiatica. In queste zone marginali si riscontra un'intensa attività sismica e vulcanica, dovuta al movimento di subduzione delle zolle oceaniche in quelle continentali. I margini sono inoltre caratterizzati dalla presenza di profonde fosse oceaniche, cioè depressioni della crosta terrestre che formano i fondali oceanici: delle Aleutine (7.822 m), delle Curili (10.542 m), del Giappone (8.130 m), delle Marianne (11.022 m) e delle Filippine (10.497 m) a Ovest; dell'America Centrale (6.662 m) e del Perù-Cile (6.867-8.055 m) a Est. Il fondo marino presenta numerose altre asperità, costituite da rilievi di origine vulcanica. Alcune montagne sottomarine sono vulcani attivi che, emergendo dall'acqua, hanno dato origine a sistemi di isole (come ad esempio le Hawaii); i vulcani inattivi, spianati dall'erosione marina, costituiscono dei guyot, ossia montagne sottomarine a forma tronco-conica che, nelle regioni tropicali, sono sede di formazioni coralline, gli atolli; queste sono particolarmente sviluppate lungo il margine australiano, dove danno origine alla Grande Barriera Corallina. La dorsale oceanica dell'O.P. è situata asimmetricamente rispetto al centro del bacino ed è ripartita in numerose faglie trasformi (fratture della crosta terrestre, corrispondenti all'incontro di diverse zolle) perpendicolari al suo corso, fra le quali la faglia di San Andreas, in corrispondenza della California, è una delle più attive sismicamente. La dorsale pacifica viene considerata una dorsale ad espansione veloce, a causa dell'intensa attività espansiva della crosta terrestre in questa sede. Oltre alla grande Zolla Pacifica fanno parte dell'O.P. anche altre zolle di dimensioni più ridotte: quella delle Filippine a Ovest, quelle di Nazca, Cocos, Riviera e Juan de Fuca a Est. Gli attuali fondali sono ricoperti da diversi tipi di sedimenti, la cui natura e distribuzione dipendono dalla latitudine, dalla profondità e dalla produttività delle acque. Nel settore settentrionale e lungo i margini sono presenti ceneri vulcaniche e sedimenti inorganici provenienti dai depositi fluviali; nelle regioni subpolari questi depositi si mescolano con quelli organici (scheletri di diatomee). L'elevata presenza di plancton nella fascia equatoriale determina la prevalenza in questa zona di fanghi di origine organica, mentre nella zona settentrionale la profondità dei fondali non consente l'accumulazione di detriti analoghi, pertanto i fondali sono prevalentemente costituiti di argille abissali. • Chim. - La salinità media superficiale delle acque dell'O.P. si aggira sul 34 per mille, con punte superiori al 35 nelle zone tropicali e tendenti al 32 in prossimità dei due poli. La temperatura varia in funzione della latitudine e della profondità: nella zona compresa fra i due Tropici quella superficiale si mantiene superiore ai 25 °C e raggiunge anche i 27 °C all'Equatore; allontanandosi dai Tropici le temperature diminuiscono gradualmente fino a raggiungere, in prossimità dei poli, valori inferiori ai –2 °C in inverno e comprese fra i 2 e i 5 °C in estate. Più in profondità i valori rimangono invece sostanzialmente costanti nell'arco dell'anno, aggirandosi fra 15 °C nelle zone più calde e 1 °C in quelle polari, mentre a livello degli abissi le temperature restano costanti e prossime allo zero. La circolazione delle acque dell'O.P. procede in senso orario nel settore settentrionale ed in senso antiorario nel settore meridionale. Nell'emisfero settentrionale la corrente nord-equatoriale procede in direzione Est-Ovest spinta dagli alisei, nei pressi delle Filippine devia verso Nord (corrente di Curio Scivo), a 40° di latitudine Nord piega verso Est in direzione del continente americano, per ridiscendere verso Sud in corrispondenza della California (corrente di California). Altre due correnti importanti dell'O.P. settentrionale sono la corrente fredda Oio Scivo, che procede in direzione Nord-Sud dal Mare di Bering al Giappone, e la corrente calda d'Alaska, che scorre in direzione opposta entrando nel Mare di Bering. Nel settore meridionale la corrente sud-equatoriale si muove verso Ovest, spinta dagli alisei (che nell'emisfero australe soffiano da Sud-Est a Nord-Ovest), piegando a Sud in corrispondenza delle coste della Nuova Guinea, dove forma la corrente dell'Australia orientale. Qui un ramo si divide a formare la corrente Antartica, mentre un altro ramo procede verso la Nuova Zelanda. Il moto ondoso è molto rilevante in tutto il vasto bacino, proprio a causa degli spazi grandissimi percorribili dal vento (fetch). Onde di particolare intensità si riscontrano nella zona meridionale e negli stretti (specie nello stretto di Drake, al passaggio di Capo Horn). Un fenomeno particolare è poi costituito dalle onde di tsunami (maremoto), che si formano in seguito a movimenti sismici: il moto della Terra, localizzato lungo i margini continentali delle zolle oceaniche, origina dei treni di onde che si propagano sull'acqua e che possono raggiungere in corrispondenza delle coste altezze anche di 20-30 m. Le maree hanno intensità variabile, minima lungo le coste delle isole oceaniche, di alcuni metri lungo quelle del Giappone, della Corea, dell'Alaska e della California. In Giappone i moti delle maree vengono utilizzati come fonte energetica alternativa in centrali elettriche mareomosse. • Zool. - Propri dell'O.P. sono le madrepore e i coralli, che arrivano a costituire barriere di grandi dimensioni. Vi si trova inoltre una grande varietà faunistica che si estende dai più primitivi animali unicellulari (metazoi inferiori) ai pesci, fino ai grandi cetacei (come balene, capodogli), questi ultimi oggi minacciati di estinzione a causa della pesca indiscriminata. • St. - L'origine delle diverse popolazioni insediate nei vari arcipelaghi dell'O.P. non è del tutto chiarita. È comunque opinione comune che le popolazioni che occuparono per prime l'Australia e la Tasmania siano partite dall'Asia, così come anche i negritos delle Filippine e della Nuova Guinea. Le popolazioni melanesiane e polinesiane, che occupano la fascia insulare dalle Samoa alle Hawaii, provengono invece da Occidente. L'esplorazione dell'O.P. da parte degli Europei cominciò nel XVI sec., ma fino alla metà del XIX sec. si limitò alle spedizioni scientifiche nelle terre maggiori e insulari. Cominciò quindi l'occupazione materiale del suolo con l'insediamento di colonie, soprattutto da parte inglese, francese e olandese; missionari e coloni si stabilirono senza grandi contrasti in Australia, Nuova Zelanda, nelle isole Samoa, Tonga, Tahiti e Figi. Gradualmente iniziarono a partecipare all'occupazione anche Spagna, Giappone, Stati Uniti e Germania, estromessa questa dopo la prima guerra mondiale. Nel corso del secondo conflitto mondiale l'O.P. fu teatro dello scontro fra Giappone e Stati Uniti, al termine del quale il ruolo egemone del Giappone venne notevolmente ridimensionato: molti territori furono assegnati in amministrazione fiduciaria all'Unione Sovietica (isole Curili) e agli Stati Uniti (arcipelaghi dell'O.P. centrale), mentre altri guadagnarono l'indipendenza (Filippine, 1946; Indonesia, 1945-49; Samoa Occidentali, 1962). Il secondo dopoguerra risultò così caratterizzato dall'intreccio di due fattori dinamici, che diedero vita a tensioni tuttora irrisolte, nonostante il mutato quadro politico internazionale: la contrapposizione fra le due superpotenze mondiali, Stati Uniti e Unione Sovietica, a cui si aggiunsero col tempo la Cina comunista e il Giappone, e le lotte dei numerosi popoli asiatici per la propria indipendenza e autonomia economico-politica. Dal punto di vista economico va rilevato che i traffici marittimi attraverso l'O.P. furono per lungo tempo molto meno numerosi di quelli dell'Oceano Atlantico e Indiano, anche a causa della vastità delle superfici da percorrere. Con la costruzione del Canale di Panama (ultimato nel 1914), che consente alle navi di passare dall'Oceano Atlantico all'O.P. senza dover doppiare Capo Horn, le linee di navigazione marittima sono andate moltiplicandosi, assumendo rilevanza notevole soprattutto nel periodo fra le due guerre. Attualmente vi sono numerosi grandi porti che si affacciano sulle coste pacifiche, in Giappone (Kobe, Osaka, Yokohama), in Cina (Tientsin, Nanchino, Shangai, Hong Kong), in Australia (Melbourne, Sydney, Brisbane), nell'arcipelago filippino e sulla costa orientale degli Stati Uniti (Los Angeles, San Francisco), del Canada (Vancouver, Victoria) e dell'America centro-meridionale (Panama, El Callao, Valparaíso). L'unico porto oceanico si trova invece ad Honolulu (Hawaii).